Torre Porta di Maggio
Sin dalla sua costruzione il paese era dotato di numerose torri e di due porte di accesso: Porta Tramontana e Porta di Maggio, così detta perché esposta ai venti primaverili. Solo quest’ultima è rimasta a testimoniare il glorioso passato ed è stata recentemente restaurata.
I merli della torre sono tipicamente guelfi – cioè piatti – poiché il paese era un feudo papale. Con il restauro, la torre è tornata ad essere meta dei tanti visitatori, ed è stata riportata alla sua antica funzionalità.
Al suo interno, prima della sistemazione e la catalogazione dei documenti custoditi, era sede dell’archivio storico. Dalle carte è riemersa la storia di un paese pieno di tradizioni e dotato di una grande saggezza amministrativa. Al suo interno i tanti cimeli storici guidano il visitatore verso un percorso storico che culmina con l’accesso ai merli e al parapetto della torre, da dove si può ammirare uno sconfinato panorama che va dal Tevere alla vicina Todi, dominando tutta la valle. Tra i cimeli di particolare interesse al primo livello si possono trovare:
- la chiave della torre: donata da Renato Ippoliti e Aldo Budelli rinvenuta nel 1985.
In prossimità della torre stessa si trovano anche varie stampe che ritraggono il progetto di arginazione del torrente Faena alla confluenza con il Tevere e l’antico progetto della torre campanaria. Da non perdere sono anche i fregi e gli stemmi nobiliari realizzati in legno.
Salendo le scale, in una teca, sono conservati: - tre moschetti risalenti al primo novecento;
- quattro fucili a bacchetta ad avancarica del 1822, che probabilmente furono utilizzati dagli otto garibaldini montecastellesi che presero parte alla spedizione dei Mille;
- una spada probabilmente medioevale;
- alcune sciabole di diverso periodo e provenienza;
- tre elmetti – uno tedesco, uno italiano e uno francese – risalenti alla I° Guerra Mondiale;
- due acquasantiere di epoca medioevale;
- una lettera autografa di Giuseppe Garibaldi datata 1862 ed indirizzata al Comune di Monte Castello di Vibio;
- pesi romani e palle in pietra
Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
La chiesa, di stile neoclassico, è a pianta rettangolare a tre navate. Quella centrale termina con un abside semicircolare. La volta, le pareti e i pilastri furono dipinti dal perugino Nicola Benvenuti. I dipinti sugli altari laterali rappresentano" " “La Madonna Addolorata”, “Il Sacro Cuore di Gesù” realizzato dal pittore romano Mario Barberis nel 1943 per proteggere i montecastellesi andati in guerra, “La Madonna di Lourdes con Bernadette”e “L’Esaltazione della Santa Croce” con Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova, San Francesco di Assisi, Santa Chiara, San Bernardino e Santa Caterina da Siena.
Dello stesso autore è “La Madonna del Santo Rosario con gli angeli che ad ogni preghiera dei cristiani, gettano acqua sulle anime del Purgatorio per portar loro sollievo”. Nel mezzo del presbiterio si innalza il grandioso altare maggiore che custodisce l’immagine della Madonna dei Portenti con il Bambino in braccio e San Carlo Borromeo vescovo milanese accanto.
Di grande valore sono gli arredi sacri e le reliquie: il braccio Santo dei Santi Filippo e Giacomo – le cui statue trovano posto sull’altar maggiore, e di San Giovanni Battista e l’antichissimo fonte battesimale. Da notare sono anche le sei lunette laterali con vetro decorato che raccolgono “L’Annunciazione”, “La Nascita di Gesù”, “La presentazione di Gesù al Tempio”, “La deposizione di Gesù”, “La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti in preghiera con Maria”, “Maria Regina della Chiesa”. Il rosone centrale, posto sopra la cantoria, è rappresenta “L’Incoronazione di Maria”.
Chiesa di Santa Illuminata
Costruita su una piccola chiesa preesistente, i lavori terminarono nel 1839 e parte dei fondi fu possibile reperirli dalla Santa Sede dato che la stessa doveva essere edificata proprio a Roma, nei pressi di San Giovanni in Laterano.
Un documento dei primi dell’800 testimonia la richiesta di fondi per edificare una nuova chiesa più grande poiché: “...molti sono i fedeli che non trovano posto neppure in piedi, e spesso chi può sosta sulla piazza antistante pur di partecipare con si devozione alle sante funzioni”. Monte Castello – come risulta dagli archivi – contava più di 3.000 fuochi (famiglie) e quindi la popolazione ammontava a circa 3.500 persone.
E’ ad una sola navata e nell’abside in fondo campeggia l’altare di recente costruzione. Quello originale era unito al presbiterio, Probabilmente l’antica chiesa faceva parte di un complesso monacale, mentre sopra l’altare è custodito un crocefisso ligneo. La volta fu affrescata nel 1903 dal giovanissimo Luigi Agretti che nel 1892 aveva fatto notare la sua maestria nel Teatro della Concordia.
Il Crocifisso - L’origine del crocefisso è rivelata da un manoscritto dove si narra che Beato Placido da Monte Castello chiamato alla fede da San Bernardino da Siena, prima di recarsi nel convento di Valencia, volle portare in dono al suo paese la testa di un crocifisso ligneo di fattura spagnola risalente al XV° secolo.